Intestazione

No Anger «Quasimodo aux miroirs»

Una persona vestita di nero è seduta su un palco, leggermente piegata in avanti, con le braccia distese dietro la schiena. Un grande tessuto bianco è parzialmente sopra e sotto i suoi piedi, creando un contrasto con l'abbigliamento scuro. A destra c'è uno specchio alto e rettangolare che riflette una parte del palco. Lo sfondo è una parete semplice e scura, e l'atmosfera generale appare attenuata e riflessiva.

In «Quasimodo aux miroirs», la disamina dell’eredità delle immagini culturali del corpo si condensa in una riflessione coreografica sull’identità, sul desiderio queer e sulla rappresentazione della disabilità. Punto di partenza è la figura di Quasimodo, incarnato nel film d’animazione Disney e nel musical Notre Dame de Paris. Essendo una delle poche rappresentazioni popolari di un corpo disabile, Quasimodo ha influenzato profondamente l’infanzia di NoAnger (artista e ricercatore/trice).

Partendo da Quasimodo, si sviluppa un’indagine stratificata: in che modo le nostre immagini corporee profondamente radicate e culturalmente plasmate influenzano la percezione dei corpi reali? La performance di NoAnger disseziona le aspettative normative sul corpo e traccia il percorso di una (ri)appropriazione del proprio corpo: dall’identificazione ambivalente in Quasimodo alla paura di incarnarlo, fino al distacco consapevole e all’invenzione di nuove narrazioni dei corpi disabili.

Accessibilità 

  • Accessibile in sedia a rotelle
  • Relaxed Performance  
  • Audiodescrizione aperta in francese   
  • Traduzione italiana
  • Lingua dei Segni Italiana (LIS)

Partendo da Quasimodo, si sviluppa un’indagine stratificata: in che modo le nostre immagini corporee profondamente radicate e culturalmente plasmate influenzano la percezione dei corpi reali? 

La performance di NoAnger disseziona le aspettative normative sul corpo e traccia il percorso di una (ri)appropriazione del proprio corpo: dall’identificazione ambivalente in Quasimodo alla paura di incarnarlo, fino al distacco consapevole e all’invenzione di nuove narrazioni dei corpi disabili. Gli specchi diventano un mezzo di decostruzione: rompono lo sguardo voyeuristico, frammentano, distorcono e mettono in discussione la logica del “mostruoso”. Linguaggio, movimento e video formano un collage di frammenti di memoria, proiezioni e resistenza. «Quasimodo aux miroirs» è uno studio coreografico sulla tensione tra attribuzione esterna e autoprogettazione, e su come un crip-bodymind possa liberarsi da queste attribuzioni e riconquistare la propria narrazione. 

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