Un uomo in abito nero sta seduto immobile su una vecchia valigia in cuoio. Sembra un viaggiatore che attende invano il proprio treno da un’eternità e alla fine si è fossilizzato. In realtà, la figura non è un uomo in carne e ossa, bensì una scultura dell’artista austriaco Markus Schinwald.
Attualmente l’opera non è esposta da nessuna parte, ma viene custodita in un grande deposito d’arte. Il viaggiatore impietrito si adatta bene a questo luogo in cui il tempo sembra essersi fermato. «Qui facciamo tutto quello che è umanamente possibile affinché sculture e dipinti rimangano esattamente così come le artiste e gli artisti li hanno creati», spiega Faria. 45 anni, è un cosiddetto «art handler»: sa con precisione come conservare professionalmente le preziose opere d’arte, nonché come imballarle prima di un trasporto affinché non subiscano in nessun caso dei danni.
Una vera fortezza
Il posto di lavoro di questo specialista si trova in un ampio edificio con pareti spesse e porte blindate, che sarebbe in grado di resistere a incendi e addirittura terremoti. Diversi musei svizzeri hanno depositato qui le proprie preziose collezioni. In un padiglione senza finestre, Faria si occupa di circa 1400 opere di 700 artisti che la Federazione delle cooperative Migros ha acquisito a partire dagli anni '50 del secolo scorso. Alcuni lavori hanno aumentato considerevolmente il proprio valore con gli anni e sul mercato dell’arte varrebbero oggi importi a sei cifre.
Il clima dell’ambiente è regolato con precisione: la temperatura è sempre pari a 20 °C, l’umidità dell’aria al 50%. Con un piccolo rilevatore, lo specialista controlla di tanto in tanto il tenore di ossigeno. L’aria qui è rarefatta come a 2000 m s.l.m. La sera, una volta che gli ultimi collaboratori hanno lasciato l’edificio, l’ossigeno nelle sale e nei corridoi viene ulteriormente diminuito. In questo modo, un eventuale incendio non troverebbe fin da principio di che alimentarsi e si spegnerebbe quindi immediatamente. L’ossigeno viene inoltre ridotto anche perché con il tempo favorisce la decomposizione di materiali critici.
Contro i ladri d’arte, l’edificio non è difeso solo da guardiani pesantemente armati, ma anche dalla segretezza. Solo poche persone sanno quali tesori si nascondono dietro alla facciata poco appariscente. «Non ho svelato l’indirizzo preciso nemmeno alla mia compagna», dichiara Faria, «nonostante sia un’architetta, quindi l’ingegnosa costruzione sarebbe di certo molto interessante per lei».
L’esperto attraversa il magazzino del Museo Migros, inondato dalla luce bianca dei neon. Attraverso diversi esempi spiega che ogni opera d’arte richiede una conservazione su misura: su un possente supporto sono appesi quadri di grande formato, tra cui per esempio un’imponente opera dell’artista californiano Matt Mullican. Su uno sfondo giallo sgargiante ha riprodotto la cartina stradale di Parigi; a distanza ne risulta un motivo che fa tremare la vista. Nel gergo tecnico, il grande supporto è definito «dispositivo di spostamento dei dipinti».
Un asino nella cassa
L’esperto passa poi a un lavoro di un’autentica star come Maurizio Cattelan: un asino impagliato che porta sul dorso un vecchio televisore a tubo catodico. Questa scultura ha già portato i critici d’arte a formulare diverse interpretazioni: alcuni vedono nell’asino un rimando biblico a Maria e Giuseppe e si chiedono se il televisore sia il nostro nuovo salvatore. «Quest’opera è molto famosa e la concediamo spesso in prestito ad altri musei», spiega Faria. «Per questo motivo è già pronta per il trasporto». L’asino e il televisore sono imballati in una cassa massiccia, accuratamente imbottita e assicurata anche tramite cinghie. Uno strato di materiale isolante protegge la scultura dalle oscillazioni di temperatura durante il trasporto. per questo motivo, questo tipo di imballaggio è denominato anche «cassa climatizzata».
Singole opere sono talmente critiche da soffrire anche nel clima perfettamente regolato del magazzino e da richiedere di tanto in tanto un restauro. È così, per esempio, per «Hautraum» dell’artista zurighese Heidi Bucher. L’enorme opera è interamente realizzata in lattice giallo e marroncino. Sembra una stanza viva, con pareti di pelle. «Il materiale si è seccato con il tempo e minaccia di screpolarsi», sostiene Faria. «Inumidiamo il lattice con acqua distillata e alcool, riscaldandolo poi con lampade a infrarossi». La scultura viene preparata in questo modo per un viaggio: in autunno sarà per esempio esposta a Monaco di Baviera presso la «Haus der Künste».
Surfista e artista
Come è arrivato all’inusuale professione di «art handler»? Cresciuto in Brasile nello Stato di Bahia, figlio di una responsabile HR e di un disegnatore edile che decise di abbandonare la propria professione borghese e diventare contadino, Faria stesso ha dimostrato ben presto una particolare propensione ad andare a fondo nelle cose. Spesso smontava i propri giochi nei loro minuscoli componenti per poi riassemblarli. Da giovane ha sviluppato molti talenti, si è appassionato di surf, si è formato come maestro di yoga e ha studiato arte concettuale a Ginevra. Successivamente ha lavorato per dieci anni come «art handler» freelance per gallerie svizzere tra cui la rinomata impresa «Hauser & Wirth» con sedi a Zurigo, Londra e New York. Tre anni fa è stato poi reclutato dal Museo Migros per il posto presso il deposito d’arte segreto.
«Non esiste una formazione ufficiale per la mia professione», dichiara Faria. «Bisogna acquisire progressivamente le competenze nel lavoro quotidiano». Negli anni è migliorato sempre più come «art handler», trasformando la conservazione delle opere in una specie di forma d’arte a sé.
Migros Museum für Gegenwartskunst
Nell’attuale esposizione del Migros Museum für Gegenwartskunst di Zurigo si possono ammirare numerose opere della collezione: migrosmuseum.ch
Foto/Scena: Désirée Good
Video: Shannon Zarman / Daniel Grieser
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