A Berna invece che nel Bangladesh: Questa donna fa moda locale

Lino della Valle dell’Emme, lavorato in capi d’abbigliamento a Huttwil BE: la collezione «swiss made» di Carla Lehmann è la risposta ai prodotti di serie dalla vita breve. Le sue creazioni sono disponibili nel nuovo negozio online di Laufmeter.
Carla Lehmann è seduta sul pavimento, circondata da schizzi, campioni di tessuti e articoli finiti. In una mano tiene un quadrato di stoffa a scacchi scuri, nell’altra un quadrato a tinta unita di colore chiaro. Sovrappone leggermente i due campioni e valuta l’accostamento. «Voglio disegnare capi d’abbigliamento che siano abbinabili tra di loro», dice la stilista 34enne. Lei stessa indossa un outfit bianco, tono su tono, interamente del marchio Sode che ha creato lo scorso autunno. «Sode è una parola giapponese, significa manica», spiega.
Anche la sua moda si ispira al Giappone, con tagli ampi e stoffe che ricadono morbide. Queste ultime sono soprattutto rimanenze di tessuti di design. Invece il materiale per i suoi articoli di maglieria cresce in un campo nella Valle dell’Emme: dalla pianta di lino si ottiene un soffice filato che viene poi lavorato a Huttwil in capi di abbigliamento finiti. Pro Design ha commissionato a Carla Lehmann circa 20 capi. La stilista bernese ha appena portato i primi prototipi per la prossima stagione autunno/inverno al laboratorio di cucitura a Thun.
È la seconda collezione della fashion designer; la prima è andata esaurita nel giro di due mesi. Carla Lehmann vende la sua moda principalmente sul proprio web shop, ma da giugno i suoi capi di abbigliamento si possono acquistare anche nel negozio online di Laufmeter. Il progetto Laufmeter è sostenuto dal Fondo pionieristico Migros e da anni promuove marchi di moda svizzeri.
Un contrappunto alla «moda veloce»
In questo modo Laufmeter risponde alla fast fashion, la moda veloce. «La sostenibilità attualmente è di tendenza nel mondo della moda», dice lo stilista Adrian Reber. Presidente dell’associazione Swissmode e docente presso l’Ecole d’Arts Appliqués di La Chaux-de-Fonds NE, Reber non guarda con occhio acritico alla grande offerta di abbigliamento «verde» degli ultimi tempi. «Molte aziende usano termini come slow fashion o fair fashion soprattutto per motivi di marketing». Ma organizzare una catena di produzione che sia interamente equa è molto più impegnativo.
Come Laufmeter, anche Reber vede una soluzione nella sensibilizzazione dei consumatori. «Oggi quasi nessuno acquista capi di abbigliamento perché deve; lo fa piuttosto perché vuole», asserisce. Per la maggior parte delle persone due criteri continuano a essere determinanti per l'acquisto: l’estetica e il prezzo. «Dove e come il capo è stato prodotto a molti non interessa». Perciò bisogna destare una nuova consapevolezza della qualità. O recuperare la vecchia saggezza: «Dovremmo ritornare a un sano buon senso – ad esempio limitarci ad avere soltanto una giacca invernale che costa di più, piuttosto che acquistarne una nuova, ma economica, tutti gli anni».
Carla Lehmann sa come ci si sente quando si colpisce nel segno. Gli occhi azzurri le brillano mentre racconta un episodio. Era a una fiera a Zurigo e una giovane donna continuava a tornare al suo stand per guardare un kimono, ma senza comprarlo. L’ultima volta la donna le disse di aver appena stornato un ordine di cinque capi su Zalando per acquistare il suo kimono. «In seguito mi ha scritto su Instagram che era diventato uno dei suoi capi preferiti».
Non tutti vogliono o possono permettersi di spendere 100 franchi o più per un kimono, un paio di pantaloni o una camicia. Questo è chiaro a entrambi gli stilisti. «Ma se si fa shopping meno spesso, la moda regionale non risulta molto più cara», fa notare Adrian Reber. Così negli anni si mette insieme un guardaroba sostenibile e di alta qualità. «Capi di classe invece di capi di serie», riassume Reber.
Prodotto in Svizzera, pagato equamente
Inoltre, in questo modo si preservano importanti posti di lavoro in Svizzera. Reber produce la sua moda maschile nel nostro paese e paga stipendi svizzeri. Per fare un confronto: in Vietnam una cucitrice guadagna 600 dollari al mese. «Da noi una cucitrice li percepisce in tre giorni». Di conseguenza un pullover di lana merino del marchio Adrian Reber viene a costare quasi 300 franchi.
Anche per Carla Lehmann è stato chiaro fin dall’inizio che voleva produrre in Svizzera. «Posso andare fiera in tutto e per tutto dei prodotti che vendo». Nel suo atelier accarezza amorevolmente i capi finiti da spedire, appesi su stampelle a un bastone appendiabiti. Sono in color salmone, nero, bianco, o a scacchi, realizzati con rimanenze di tessuto o lino dalla Valle dell’Emme.
Un negozio, dodici marchi
Dal 2013 il progetto Laufmeter porta le creazioni di moda svizzere dagli atelier al pubblico. Quello che è iniziato in strada con la sfilata annuale «Modeschau uf dr Gass» a Berna, ora raggiunge le persone direttamente a casa loro.
Il negozio online di Laufmeter offre un’accurata selezione di capi basic di dodici marchi svizzeri di diverse regioni. Sul sito si apprende anche chi ha disegnato i capi e dove sono stati prodotti. Il negozio continua a espandersi con l’aggiunta di nuovi marchi.
Foto/scena: Raffael Waldner
La tua opinione
Ti piace questo post?